mercoledì 4 novembre 2015

25) Il Regno celato degli Elfi Sindar: Thingol fa costruire Menegroth dai Nani



Il nome Elu Thingol significa Re Mantogrigio, ed è il nome che il popolo di Elfi Teleri rimasti nella Terra di Mezzo alla guida di Elwë diede al proprio sovrano. Questi Elfi presero il nome di Sindar, i famosi “Elfi Grigi”, o Elfi del Crepuscolo. Famosa è infatti la lingua Sindarin.
Siamo nella seconda era della cattività di Melkor (v. post nro. 8 ), dopo che questo era stato condotto a giudizio e incatenato dai Valar, scesi in guerra su richiesta di Iluvatar per liberare gli Elfi dalle oscure vessazioni dell’Avversario.
Melian, la Regina, presagisce che la pace di Arda non durerà ancora a lungo e che Melkor tornerà a dar battaglia. Per questo Thingol chiede aiuto ai Nani e si fa costruire “una regale dimora e un luogo che fosse forte, se mai il male avesse a risvegliarsi nella Terra-di-mezzo”. In cambio dei preziosi insegnamenti di Melian e di splendide perle, i Nani costruiscono Menegroth, le Mille Caverne:

“Dove l’Esgalduin scendeva, dividendo Neldoreth da Region, ivi sorgeva, nel bel mezzo della foresta, un colle roccioso, e il fiume scorreva ai suoi piedi. Quivi essi fecero le soglie dell’aula di Thingol, e costruirono un ponte di pietre sopra il fiume, unica via d’accesso alle porte. Oltre queste, ampi corridoi scendevano ad altre sale e camere ben più in basso, scavate nella viva roccia, tante e così vaste che quella dimora fu detta Menegroth, le Mille Caverne.”
“I pilastri di Menegroth erano scolpiti a guisa dei faggi di Oromë, tronco, rami e foglie, e vi stavano appese lanterne d’oro. Ivi usignoli cantavano, come nei giardini di Lórien; ed erano fontane d’argento e bacini di marmo e pavimenti di pietre multicolori. Figure scolpite di pennuti e animali terrestri correvano sulle pareti o s’arrampicavano sui pilastri ovvero facevano capolino tra i rami inghirlandati di molti fiori. E, col passare degli anni, Melian e le sue ancelle riempirono le sale con drappi tessuti ove erano raffigurate le imprese dei Valar e molte cose accadute in Arda fin dalle origini, nonché ombre di cose ancora a venire. Era quella la più bella dimora di ogni re che mai fosse stata a est del Mare.”

In questo regno si respira la purezza delle cose belle, con cui striderà l’orrore del ritorno del male. L’autore ci fa amare profondamente questi regni elfici adornati dalla grazia e immersi nella pace. In questo modo, quando Melkor/Morgoth giungerà a guastare tutto, noi stessi odieremo acutamente quel male e quella guerra che rappresentano la violenza, la distruzione e l’offesa alle cose buone, belle e armoniose che fioriscono nella pace.
Nasce Luthien, e i fiori sorgono per salutarla come fosse un essere santo, presagendo eventi futuri straordinari:

“le stelle lucenti scintillavano come fuochi d’argento; e lì, nella foresta di Neldoreth, Lùthien fu data alla luce, e i bianchi fiori di niphredil sorsero dalla terra per salutarla a guisa di stelle.”

Ma il tempo inesorabile trascorre verso il ritorno del Male. Esseri malvagi, come lupi e Orchi, cominciano a scendere in scorribande a infestare questa regione. Thingol fa prepare dai Nani ottime armi.

Per un ultimo istante ci soffermiamo a respirare la bellezza del regno di Thingol, in cui ancora, come da un sogno lontano, torna a volte Oromë, ricordandoci di un’era remota in cui gli dei camminavano sulla Terra:
“Nel Beleriand in quei giorni gli Elfi s’aggiravano e i fiumi scorrevano e le stelle brillavano, e i fiori notturni emanavano i loro profumi; e la beltà di Melian era come la luna, e quella di Lùthien come l’aurora in primavera. Nel Beleriand, Re Thingol seduto sul suo trono era come i signori dei Maiar, il cui potere è pace, la cui gioia è come un’aria che essi respirino di continuo, il cui pensiero fluisce come una corrente tranquilla dalle vette alle pianure. Nel Beleriand di tanto in tanto ancora passava a cavallo Oromë il grande, superando come un vento le montagne, e il suono del suo corno calava dalle lontananze stellari, e gli Elfi lo temevano per lo splendore del suo sembiante e il gran rumore della corsa di Nahar; ma quando il Valaróma echeggiava tra i colli, ben sapevano che ogni creatura malvagia era fuggita.”


Menegroth

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