lunedì 31 agosto 2015

13) Il ritorno di Melkor, che inganna tutti (o quasi) fingendosi redento


Sono passate le tre ere della cattività di Melkor, e questo viene ricondotto a giudizio di fronte a Manwë in Aman. Vede e invidia, odia e brama, ma dissimula e implora perdono dicendo che aiuterà i Valar: “fu ricondotto di fronte ai troni dei Valar. Ne vide la gloria e la beatitudine, e il suo cuore si riempì di invidia; guardò i Figli di Ilùvatar che sedevano ai piedi dei Possenti, e si colmò di odio; sogguardò la ricchezza delle gemme lucenti, e le bramò; ma tenne celati i propri pensieri, rimandando il momento della vendetta.” La sua falsità è abominevole: “si prostrò ai piedi di Manwë e implorò perdono, promettendo che, se avesse potuto divenire anche solo l’ultimo dei liberi di Valinor, avrebbe aiutato i Valar in tutte le loro opere, specie nella cura delle molte ferite da lui inferte al mondo.”
Per molto tempo Melkor si rende utile e Manw
ë non riconosce il male celato in lui perché non l’hai mai sperimentato in sé stesso: “e parve a Manwë che Melkor fosse redento dal male. Ciò, perchè Manwë ne era immune e non riusciva a comprenderlo, e sapeva che agli inizi, nella mente di Ilùvatar, Melkor era stato tale e quale lui, che ora non penetrava con lo sguardo gli abissi del cuore di Melkor, né s’avvedeva che l’amore se n’era andato da questi per sempre. Ma Ulmo non si lasciava ingannare, e Tulkas stringeva i pugni ogniqualvolta si imbatteva in Melkor, il suo nemico; ché, se Tulkas è lento alla collera, lo è anche al perdono.”

12) Fëanor, Spirito di Fuoco

 “Fëanor crebbe rapidamente, e un segreto fuoco gli si accese dentro. Era alto, bello di volto e destro, i suoi occhi erano lucenti e penetranti, i capelli neri come ala di corvo; e nel perseguimento dei propri scopi, era perseverante e risoluto. Ben pochi riuscivano a distoglierlo dai suoi scopi con la parola, nessuno con la forza. Divenne, di tutti i Noldor allora e dopo, quello dalla mente più duttile e dalla mano più abile. In gioventù, perfezionando l’opera di Rùmil (l’inventore delle lettere, ndr) inventò quelle lettere che portano il suo nome, e di cui sempre in seguito gli Eldar (gli Elfi, ndr) si servirono; e fu lui che, primo tra i Noldor, scoprì come si potessero ottenere, con l’artificio, gemme più grandi e più lucenti di quelle della Terra. Le prime che Fëanor produsse erano bianche e incolori, ma, esposte alla luce delle stelle, splendevano di fuochi azzurri e argentei più luminosi di Helluin (una stella che Varda creò quando si svegliarono gli Elfi sulla Terra, ndr); e anche altri cristalli egli produsse, grazie ai quali cose remotissime potevano essere viste, piccole ma chiare, quasi attraverso gli occhi delle aquile di Manwë. Di rado accadeva che mani e mente di Fëanor stessero in ozio.
Ancora in anni verdi sposò Nerdanel, figlia di un grande fabbro a nome Mahtan, particolarmente caro ad Aul
ë tra i fabbri dei Noldor; e da Mahtan molto apprese circa la fabbricazione di oggetti di metallo e pietra. Anche Nerdanel era di volontà ferma, ma più paziente di Fëanor desiderosa di comprendere le menti più che di dominarle, e dapprima lo frenò quando dentro il suo cuore ardeva con troppa furia; ma le sue successive imprese la addolorarono, ed essi si estraniarono. Sette figli diede a Fëanor; lasciò ad alcuni di essi, non però a tutti, la propria indole.”

Due altri passi ci mostrano tratti del carattere di F
ëanor che ci ricordano qualcun altro, un altro ribelle… vediamo se queste parole vi ricordano qualcosa:

“Di rado accadeva che F
ëanor e i suoi figli dimorassero a lungo in un luogo, ma viaggiavano di qua e di là per tutta Valinor, spingendosi sino ai confini della Tenebra e alle fredde rive del Mare Esterno, alla ricerca dell’ignoto.”
“Il matrimonio di suo padre non fu visto con piacere da F
ëanor, che poco amava Indis, e altrettanto poco Fingolfin e Finarfin, figli di questa. Viveva appartato da loro, esplorando la terra di Aman, oppure tutto preso dagli studi e dalle arti onde si dilettava”

Anche Melkor inizialmente se ne andava per conto proprio, nel Vuoto, a cercare la Fiamma Imperitura. E anche lui preferiva starsene da solo ed evitare la compagnia dei suoi fratelli, per cui concepì pensieri suoi propri che volle mettere nel canto della creazione. Anche lui voleva ‘creare’ qualcosa, indipendentemente da Iluvatar. Il fatto che Fëanor voglia dominare le menti, più che comprenderle, diversamente dalla moglie, mostra un altro preoccupante tratto del suo carattere, troppo simile a quello di Melkor. Nel passo successivo vedremo come l’attenzione di Melkor è fortemente destata dal nuovo arrivato Fëanor e dalla più grande creazione di quest’ultimo: i Silmaril.


11) La nascita di Fëanor, creatore dei Silmaril, e dei suoi fratelli Fingolfin e Finarfin







Durante le ere in cui Melkor giaceva in catene, tutti gli Elfi prosperavano. I Noldor crebbero moltissimo in abilità e sapienza, creando cose belle e stupende e inventando la scrittura. Ricordiamo che le tre stirpi di Elfi erano state guidate dai tre ambasciatori-re che per primi avevano raccolto l’invito dei Valar a vivere in Aman. Dal re dei Noldor, Finwë, nacque Fëanor. Il suo vero nome era Curufinwë, ma il nome Fëanor – Spirito di Fuoco – gli venne dato dalla madre. Sin da prima di nascere, Fëanor si mostra il più possente della sua stirpe: durante la sua gestazione in lui si genera un’energia senza pari, tale da prosciugare le forze della madre: “mentre portava nel ventre suo figlio, Mìriel si consumò nello spirito e nel corpo; e dopo che l’ebbe dato alla luce, bramò di essere sgravata dalla fatica di vivere. E dato che gli ebbe il nome, disse a Finwë: «Mai più partorirò un figlio, che la forza che avrebbe potuto nutrire la vita di molti è tutta fluita in Fëanor».
Il marito, addolorato, la conduce a Lorien, dove solitamente tutti i mali trovano cura, ma lei “si distese per dormire; ma, benché sembrasse in preda al sonno, in effetti il suo spirito si diparì dal corpo e in silenzio pasò nelle aule di Mandos. Le ancelle di Este si presero cura del corpo di Mìriel, che rimase intatto; essa però non fece ritorno. E Finw
ë visse nel dolore; e sovente si recava ai giardini di Lórien e, sedutosi sotto i salici d’argento accanto al corpo della moglie, la chiamava per nome.”
Molto tempo dopo questo triste episodio, Finw
ë si riprese e sposò Indis dei Vanyar, da cui nacquero due dei più nobili e valorosi protagonisti di questa storia, Fingolfin e Finarfin. Da questo fatto secondo molti sarebbero conseguite molte delle disgrazie dei Noldor, “I figli di Indis, però, furono grandi e gloriosi, e lo stesso i loro rampolli; e, non fossero essi vissuti, la storia degli Eldar ne sarebbe stata sminuita.”


giovedì 27 agosto 2015

10) I Teleri e Alqualondë, il Porto dei Cigni.


Lascio alle parole di Tolkien questo brano poetico sulla più mite e gentile delle tre stirpi degli Elfi. Vi è anche un importante riferimento ai Noldor, alla loro straordinaria abilità di produrre gioielli meravigliosi. Come sappiamo i gioielli (l’Anello) per Tolkien sono il fulcro attorno a cui si annida la brama di bellezza e potere. Nei primi tempi i Noldor producevano con amore queste meraviglie e ne facevano dono affettuoso e disinteressato ai Teleri. Questi fatti sono tanto più interessanti per il contrasto che ne deriverà, quando vedremo come le cose cambieranno aspramente, con Feanor e i Silmaril…

“Va qui narrato come i Teleri finalmente giunsero nella terra di Aman. A lungo dimorarono in Tol Eressea; ma un po' alla volta i loro cuori mutarono e si sentirono attratti dalla luce che fluiva d’oltre mare all’Isola Solitaria. Erano strappati tra l’amore per la musica che le onde facevano sulle loro rive e il desiderio di rivedere i loro simili e di ammirare lo splendore di Valinor; alla fine, però, la brama di luce fu più forte. Sicché Ulmo, piegandosi al volere dei Valar, inviò Osse, loro amico, e benché a malincuore insegnò ai Teleri l’arte di costruire navi; e quando i loro vascelli furono costruiti, egli portò loro, come dono d’addio, molti cigni dall’ala robusta. E i cigni trassero le candide navi dei Teleri per il mare senza vento; e così alla fin fine giunsero ad Aman e alle sponde di Eldamar.
Ivi essi dimorarono, e se lo desideravano potevano scorgere la luce degli Alberi e calpestare le strade dorate di Valmar e calcare le scale di cristallo di Tirion su Tùna, la verde collina; ma soprattutto essi solcavano, con le loro navi veloci, le acque della Baia della Casa degli Elfi, oppure avanzavano nelle onde sulla battigia, i capelli scintillanti alla luce che promanava d’oltre il colle. Molti gioielli diedero loro i Noldor, opali, diamanti e pallidi cristalli, che essi sparsero sulle rive e gettarono nelle lagune; meravigliose a vedere erano le spiagge di Elende in quei giorni. E molte perle essi si procurarono strappandole al mare, e le loro aule erano di perla, e di perla le dimore di Olwe ad Alqualonde, il Porto dei Cigni, illuminato da molte lampade. Quella infatti era la loro città e il ricovero delle loro navi le quali erano fatte a somiglianza di cigni, con becchi d’oro e occhi d’oro e giaietto. Si accedeva al porto per un portale che era un arco di roccia viva scavato dal mare; e questa si levava ai confini di Eldamar, a nord del Calacirya, dove la luce delle stelle era lucente e chiara.”


Il Calacirya e il porto dei Cigni degli Elfi Teleri 

9) I Valar convocano le tre stirpi di Elfi affinché lascino la Terra di Mezzo e dimorino protetti in Aman


 
Ricordiamo che Aman (Valinor), la terra beata in cui vivono gli dei Valar, è separato dalla Terra di Mezzo da un grande oceano. I Valar discutono: alcuni vorrebbero lasciare liberi gli Elfi altri vorrebbero portarli sotto la loro protezione. (È una bella discussione sul Libero Arbitrio!) Si decide per la seconda, e ne verranno calamità. Gli Elfi sono molto intimoriti perché conoscono i Valar solo come Potenze che hanno sconvolto la Terra in guerra. Si fidano solo di Orome, per cui tre ambasciatori delle tre stirpi principali lo seguono e, giunti nel reame beato, restano incantati dalla Luce, dai Valar, dagli Alberi. Di ritorno, convincono le tre schiere a lasciare la Terra di Mezzo e seguirli. Durante lo straordinario viaggio gli Elfi sono stupefatti e intimoriti da tutto ciò che vedono.
Delle tre stirpi qui diremo solo alcune cose molto importanti per la storia a venire. I Vanyar sono gli Elfi più illuminati e vicini agli dei. I Noldor sono una stirpe straordinaria, coraggiosa, orgogliosa e piena di qualità: a questa appartengono i protagonisti della storia, Feanor e tutti i Re e principi di cui narreremo le incredibili vicende. I Teleri sono invece un popolo mite, gentile e timoroso… e ricordiamolo bene, perché contro di loro verranno perpetrate le più vili ingiustizie.
Durante la migrazione delle tre stirpi c’è una scena bellissima: Ulmo, il dio analogo di Nettuno, stacca un’intera isola, come naviglio per traghettare tutti gli elfi verso Aman.

Dopo alterne vicende, in cui principalmente i Teleri si fermano più volte, intimoriti prima dal mare, poi dalle Pelori (le gigantesche montagne che fanno da barriera ad Aman, sul mare), alla fine le tre stirpi sono tutte riunite in Valinor.

Un’altra scena meravigliosa.
Ricordiamo che Aman è illuminata dagli Alberi e circondata dalle montagne Pelori, che “fermano” la luce: la Terra di Mezzo è quindi buia, sotto le stelle. Gli Elfi vivono quindi nella luce di Aman, ma desiderano talmente vedere le stelle (bellissimo) che viene praticata una breccia (Calacirya) nelle montagne Pelori da cui loro possano vedere le stelle: la luce di Aman che esce dal Calacirya investe l’isola Tol Eressea, illuminandone il lato ovest: da questa luce nascono i primi fiori mai visti sulla Terra di Mezzo (dopo l’interruzione della Primavera… ora questa luce fa sbocciare i fiori che Yavanna aveva seminato!).

“Poi, attraverso Calacirya, il Passo di Luce, lo splendore del Reame Beato si riversò a investire d’oro e d’argento le ombre scure, e toccò l’Isola Solitaria, la cui riva occidentale divenne verde e chiara. E quivi sbocciarono i primi fiori che mai si fossero visti a est dei Monti di Aman.”
 
Immagine tratta da "Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello" - film del 2001.

8) I Valar scendono in guerra e catturano Melkor

 
 
 
Orome informa i Valar di quanto sta accadendo. Manwe convoca l’Anello della Sorte: Iluvatar vuole che muovano guerra a Melkor per liberare gli Elfi.
Finalmente i Valar scendono in guerra. Attaccano le roccaforti di Melkor, Angband e Utumno. Gli elfi vengono tenuti lontani e protetti da tutto ciò, solo vedono e sentono la terra sconvolta da una guerra titanica.
I Valar entrano in Utumno e lo scoperchiano. Melkor si nasconde più in profondità. Tulkas combatte contro di lui e lo incatena! “ed egli fu trascinato all’Anello della Sorte. Quivi giacque a faccia in giù ai piedi di Manwë e ne implorò il perdono; ma la sua preghiera non fu ascoltata, ed egli venne imprigionato nella roccaforte di Mandos, donde nessuno può evadere, Vala, Elfo o Uomo mortale che sia. Ivi Melkor fu destinato ad abitare per tre ere, prima che la sua causa fosse ridiscussa o che potesse invocare nuovamente il perdono.” Tuttavia Sauron ed i mostri che popolano le profondità delle roccaforti Utumno e Angband non vengono trovati e “mai Melkor dimenticò che tale guerra gli era stata mossa per amore degli Elfi, e che questi erano stati la causa della sua sconfitta.”
 

mercoledì 26 agosto 2015

7) Orome incontra gli Elfi


Orome cavalca impetuoso nella Terra di Mezzo suonando il corno Valaroma, per combattere i mostri di Melkor. Da lontano sente delle voci che cantano e resta meravigliato vedendo per primo gli Elfi. Melkor invia forme d’ombra che rapiscono gli Elfi che si allontanano da soli, trasformandoli in mostri e generando la razza degli Orchi! In questo modo cerca di indurre gli Elfi a credere che Orome sia un malvagio cavaliere oscuro, responsabile dei rapimenti. “Ma quelli tra loro che avevano coraggio e rimasero, ben presto s’avvidero che il Grande Cavaliere non era una forma uscita dalla tenebra, poiché la luce di Aman splendeva sul suo volto, e tutti i più nobili tra gli Elfi ne furono attratti.”

“E Oromë alla vista degli Elfi restò pieno di meraviglia, quasi fossero esseri inauditi, meravigliosi, imprevisti; perché sempre così accadrà con i Valar. Sebbene, per chi sia fuori del Mondo, tutte le cose possano, e con molto anticipo, essere pensate in musica o preannunciate in visione, da chi sia entrato in Eä saranno accolte, al loro primo apparire, come nuove e impreviste.”

“All’inizio, i Figli Maggiori di Ilùvatar erano più forti e più grandi di quanto non siano divenuti in seguito; non però più belli, perché, sebbene la leggiadria dei Quendi nei giorni della loro giovinezza fosse superiore a ogni altra beltà creata da Ilùvatar, essa non è perita, ma vive in Occidente, e tristezza e saggezza l’hanno adornata.”
 
Orome incontra gli Elfi 

6) La nascita degli Elfi: il risveglio presso il lago Cuiviénen, sotto un cielo pieno di stelle



La Terra di Mezzo invece restava al buio, nel “crepuscolo sotto le stelle”. Yavanna la visita, rattristata per la Primavera interrotta. “Ed essa mise sonno su molte cose che erano sorte durante la Primavera, per modo che non invecchiassero ma restassero in attesa di un tempo di risveglio che ancora sarebbe stato.” Recatasi al cospetto dei Valar, si mostra preoccupata per il fatto che i Primogeniti, gli Elfi, si sveglieranno al buio, incontrando Melkor: “Lasceremo dunque desolate e in preda al male le contrade dove dimoreranno? Dovranno essi aggirarsi nel buio mentre noi abbiamo luce?”
Ma Mandos risponde: “È destino che i Primogeniti giungano nella tenebra, e innanzitutto vedano le stelle. E sempre nel momento del bisogno invocheranno Varda”. Allora Varda si allontana e si mette all’opera creando altre numerose e lucenti stelle e costellazioni. “Attinse le argentee rugiade dalle tinozze di Telperion, e con esse fabbricò nuove e più lucenti stelle per la venuta dei Primogeniti.”
“quando per la prima volta Menelmacar salì nel cielo e il fuoco azzurro di Helluin baluginò nelle brume sopra i confini del mondo, in quell’ora appunto si destarono i Figli della Terra, i Primogeniti di Ilùvatar. Presso il lago di Cuiviénen, illuminato appena dalle stelle, il cui nome significa Acqua del Risveglio, si riscossero dal sonno di Ilùvatar; e mentre se ne stavano ancora silenziosi sulla riva, i loro occhi scorsero per prima cosa le stelle del cielo. Per ciò essi hanno sempre amato il lume delle stelle, adorando Varda Elentàri più di tutti i Valar.”



5b) Approfondimenti - Gli Alberi di Valinor


Delle cronache dei Giorni Antichi e della Creazione di Arda, quasi nulla può superare la poesia degli Alberi Sacri, Telperion e Laurelin, nati per illuminare il mondo e dai quali sorgeranno la Luna e il Sole. Dagli Alberi Fëanor creerà i Silmaril. I cicli di dodici ore della fioritura degli Alberi rendono conto del perchè - secondo questa cosmogonia - ancora oggi il ciclo del giorno sia diviso in dodici ore.

"e Yavanna Kementàri cantava al loro cospetto ed essi stavano a mirarla. E mentre erano così intenti, ecco dal tumulo levarsi due snelli virgulti; e in quel momento il silenzio stava sul mondo intero, e altro suono non si udiva salvo il cantico di Yavanna. Alle sue note, gli alberelli crebbero e divennero belli e alti e si coprirono di fiori; e così nacquero al mondo i Due Alberi di Valinor. Di tutte le cose fatte da Yavanna, sono essi le più rinomate, e tutte le narrazioni dei Giorni Antichi si imperniano sul loro destino.
Uno, che era maschio, aveva foglie verde scuro che sulla faccia inferiore erano come argento lucente, e da ciascuno dei suoi innumerevoli fiori spioveva di continuo una rugiada di argentea luce, e il suolo sottostante era maculato dalle ombre delle sue foglie vibranti. L’altro, che era femmina, le aveva di un verde tenero come quello della betulla gemmata; e i loro bordi erano di oro baluginante. Fiori ne coprivano i rami in grappoli di fiamma gialla, ciascuno formato a guisa di corno scintillante che spandeva una pioggia d’oro sul terreno; e dai bocci di quell’albero promanavano calore e una gran luce. L’uno era detto Telperion a Valinor, e anche Silpion e Ninquelote, e con molti altri nomi; l’altro invece era detto Laurelin nonché Malinalda, e Culùrien, e molti nomi ancora gli erano dati nei canti.
Nel giro di sette ore, la gloria di ciascuno dei due alberi raggiungeva il pieno e svaniva nel nulla; e ciascuno tornava alla vita un’ora prima che l’altro cessasse di splendere. Sicché a Valinor due volte al giorno era una dolce ora di luce più tenue, quando entrambi gli alberi sbiadivano, e i loro raggi d’oro e d’argento si mescolavano. Telperion era il primogenito degli alberi, quello che per primo giunse a pienezza di statura e fioritura; e la prima ora in cui splendette del candido lucore di un’alba d’argento, i Valar non la posero nel novero delle ore, ma la chiamarono Ora Iniziale, e a partire da essa contarono le ere del loro regno in Valinor. Dunque, alla sesta ora del Primo Giorno e di tutti i gioiosi giorni successivi, fino all’Ottenebramento di Valinor, aveva termine il tempo della fioritura di Telperion; e alla dodicesima cessava la fioritura di Laurelin. E ogni giorno dei Valar ad Aman comprendeva dodici ore e terminava con il secondo mescolarsi delle luci, allorché Laurelin stava spegnendosi e Telperion invece riaccendendosi. Ma la luce che gli alberi versavano, durava a lungo prima di essere assorbita dall’aria o inghiottita dalla terra; e le rugiade di Telperion e la pioggia che cadeva da Laurelin, Varda le conservava in grandi tinozze simili a laghi lucenti, che per tutta la terra dei Valar erano come sorgenti d’acqua e di luce. Così si iniziarono i Giorni della Felicità di Valinor; e così cominciò anche il Calcolo del Tempo."


Telperion si addormenta mentre Laurelin si sveglia (by Benef) 

5) La nascita degli Alberi che illuminano il giorno e da cui verranno creati i Silmaril


I Valar lasciarono la Terra di Mezzo, creando un reame beato, Aman, nelle terre ad Occidente al di là del mare. Fortificarono Aman con una catena montuosa altissima lungo la costa, sulla cui cima più alta Manwe mise il suo trono: da lì, con Varda, poteva vedere fino all’altro capo del mondo. La regione di Valinor in Aman divenne il loro Regno luminoso.
Un giorno Yavanna, intonando un canto di potere, diede vita a due germogli, che crebbero e fiorirono, generando i Due Alberi: attorno a loro e a ciò che da loro verrà (i Silmaril) ruotano le vicende di questo storia.
Telperion è l’Albero argenteo, maschio primogenito, e da esso nascerà un giorno la Luna.
“da ciascuno dei suoi innumerevoli fiori spioveva di continuo una rugiada di argentea luce”
Laurelin, l’Albero dorato, è femmina, e da essa verrà creato il Sole. “Fiori ne coprivano i rami in grappoli di fiamma gialla, ciascuno formato a guisa di corno scintillante che spandeva una pioggia d’oro sul terreno.”
Gli Alberi fioriscono illuminando tutta Aman, con un ciclo di fioritura alternato che dura sei ore per ciascuno. In questo modo ha origine il Calcolo del Tempo.
Telperion… “la prima ora in cui splendette del candido lucore di un’alba d’argento, i Valar non la posero nel novero delle ore, ma la chiamarono Ora Iniziale, e a partire da essa contarono le ere del loro regno in Valinor”
“due volte al giorno era una dolce ora di luce più tenue, quando entrambi gli alberi sbiadivano, e i loro raggi d’oro e d’argento si mescolavano”
“le rugiade di Telperion e la pioggia che cadeva da Laurelin, Varda le conservava in grandi tinozze simili a laghi lucenti”
Da Telperion discenderà anche l’Albero Bianco di Minas Tirith!


Telperion, Laurelin e Varda e Manwe in Valinor (il terzo è di Ted Nasmith). 



4) I Luminari, la Primavera di Arda e il primo attacco di Melkor



Mentre i Valar plasmavano la Terra, Melkor si dava da fare a guastare tutto. (Che bello immaginare che dietro la formazione delle terre emerse durante le ere geologiche, dietro i grandi fuochi e la lava che sconvolgeva il pianeta… ci fossero i Valar e Melkor in guerra!)
Arrivò Tulkas a dare man forte “e Arda echeggiò del suono della sua risata”. Melkor fuggì da Arda e vi fu pace per lungo tempo. Si crearono le terre emerse ed i mari: come sappiamo c’era un unico continente, circondato dall’oceano. “Yavanna finalmente piantò i semi che a lungo era andata escogitando.”
In questa versione della storia dell’Universo, il sole e la luna non nascono assieme alla Terra, che è quindi al buio, perciò i Valar costruiscono due giganteschi Luminari, posti sulle montagne più alte che mai esisterono ed esisteranno, in grado di illuminare tutta la Terra! “E poiché, essendo i fuochi domati o sepolti sotto le colline primeve, occorreva luce, Aulë su preghiera di Yavanna costruì due grandi luminari per la Terra-di-mezzo. Poi Varda riempì le lampade e Manwë le consacrò, e i Valar le collocarono in cima ad alti pilastri, assai più elevati di qualsiasi montagna dei tempi successivi”. La lampada del nord si chiamava Illuin, mentre quella del sud Ormal. Queste illuminavano tutta la Terra in un giorno eterno.
Ora che c’era luce, i semi di Yavanna “cominciarono a germogliare rapidi e a gemmare, e sorse una moltitudine di cose che crescevano, grandi e piccole, muschi ed erbe e abbondanti felci, e alberi le cui cime erano coronate di nubi quasi fossero viventi montagne, ma i cui piedi erano immersi in un verde crepuscolo”. È la Primavera di Arda.

Melkor osserva Arda ed è pieno di invidia. Durante la festa della Primavera i Valar si addormentano, per cui Melkor attraversa non visto le Mura della Notte (il confine tra Arda e il resto dell’universo) e si crea un rifugio a Nord (Utumno), dove la luce del Luminare del nord (Illuin) è debole. La terra intorno ad Utumno si guasta: “Verdi cose s’ammalarono e marcirono, e fiumi restarono intasati da erbacce e limo e si formarono maremme, fetide e attossicanti, vivai di mosche; e foreste crebbero buie e perigliose, ricettacoli di paura; e bestie divennero mostri grevi di corna e zanne, e tinsero la terra di sangue”.
I Valar si accorgono che Melkor è nel Nord a guastare il pianeta. Vanno a cercarlo, ma lui sferra l’attacco ancora prima, distruggendo i Luminari. La caduta dei pilastri è così titanica da sfigurare il continente unico, conferendo alle terre emerse un aspetto diverso. “Il crollo dei possenti pilastri schiacciò terre e sollevò mari; e le lampade, rovesciandosi, versarono fiamme devastatrici sulla Terra. E all’epoca la forma di Arda e la simmetria delle sue terre furono deturpate” (ancora che bello immaginare che la deriva dei continenti ebbe origine dalla caduta dei pilastri delle grandi lampade!)
Fatto tutto ciò, Melkor, il vile, fugge impaurito. Si nasconde in Utumno mentre Manwe e Tulkas lo inseguono, ma questi non riescono a prenderlo. Termina così la primavera di Arda.


3) L’Olimpo Tolkieniano (v. Album)


In questo capitolo della mia guida ho riassunto le principali divinità di questo poetico Olimpo. Lascerò questa volta la descrizione alle parole stesse di Tolkien (poste tra virgolette) perché sono molto suggestive e figurative e vale la pena ascoltare la descrizione dei suoi dei direttamente da lui.

Manwe e Melkor erano fratelli. Manwe è una sorta di Zeus. “Il suo diletto sono i venti e le nuvole, e tutte le regioni dell’aria, dalle supreme altezze alle profondità, dagli estremi confini del Velo di Arda alle brezze che alitano tra l’erba. Sùlimo è il suo soprannome, cioè Signore del Respiro di Arda. Tutti gli uccelli veloci, forti d’ala, egli ama, ed essi vanno e vengono al suo comando.”

“Con Manwë dimora Varda, Signora delle Stelle, che conosce tutte le regioni di Eä. Troppo grande è la sua bellezza per essere detta con le parole di Uomini o di Elfi: che la luce di Ilùvatar ancora le splende in volto.” Gli Elfi amano Varda più di tutte le divinità, poiché quando si svegliarono sulla Terra il Sole non esisteva e le stelle furono la prima cosa che videro.

Ulmo è il Signore delle Acque. “Non dimora a lungo in nessun luogo, ma si muove a piacimento in tutte le acque profonde sopra e sotto la Terra.
Il levarsi del Re del Mare era terribile, a guisa di montante onda che s’avventi alla terra con scuro elmo crestato di schiuma e coperta di cotta svariante dall’argento alle tonalità del verde. La voce di Ulmo è profonda come le profondità dell’oceano che lui solo ha visto. A volte egli approda, non visto, alle rive della Terra-di-mezzo o si spinge all’interno lungo estuari, e quivi intona musica con i suoi grandi corni, gli Ulumùri, che sono ricavati da candide conchiglie; e coloro ai quali quella musica giunge, sempre poi la odono nei propri cuori, e il desiderio del mare mai più li abbandona. Ulmo parla a coloro che abitano nella Terra-di-mezzo con voci che sono udite soltanto come musica dell’acqua, poiché tutti i mari e i laghi, i fiumi, le fonti e le sorgenti sono sotto il suo dominio; sicché gli Elfi sostengono che lo spirito di Ulmo scorra per tutte le vene del mondo. E così accade che a Ulmo pervengano, persino nelle profondità, notizie di tutti i bisogni e pene di Arda, che altrimenti resterebbero celate a Manwë.”

Yavanna, “la Dispensatrice di Frutti. Essa ama tutte le cose che crescono sulla terra, e ne conserva nella propria mente le innumeri forme, da quelle degli alberi simili a torri nelle foreste d’un tempo, al muschio sulle pietre o alle piccole e segrete cose nell’argilla. In forma di donna è alta, vestita di verde; a volte però assume anche altri sembianti. Certuni l’han vista starsene come un albero sotto il cielo, coronata dal Sole; e da tutti i suoi rami stillava una rugiada dorata sulla terra spoglia, che si rivestiva di verde grano; le radici dell’albero s’affondavano però nelle acque di Ulmo, e i venti di Manwë parlavano tra le sue foglie. Kementàri, Regina della Terra, così è soprannominata nella lingua degli Eldar.”

Mandos. “Egli è il custode delle Case dei Morti. Nulla dimentica; e conosce tutte le cose che saranno. Vairë la Tessitrice è la sua sposa, la quale iscrive nelle sue reti istoriate tutte le cose che mai sian state nel Tempo. Le aule di Mandos, che sempre più si dilatano a mano a mano che le ere passano, ne sono tappezzate.”

Orome, cacciatore di mostri e bestie feroci, che si diletta di cavalli e cani.
Valaróma, così si chiama il suo grande corno, il cui suono è simile all’ascendere del Sole nello scarlatto o al lampo che si staglia squarciando le nuvole. Fu il primo ad incontrare gli Elfi.

Nienna, la signora del dolore. “Le sue aule si trovano a occidente dell’Occaso, ai confini del mondo. Le finestre di casa sua guardano fuori delle pareti del mondo.”

Aulë, il fabbro. “Sue sono le gemme che giacciono nel profondo della Terra, suo l’oro bello da tenere in mano, non meno delle pareti dei monti e dei bacini dei mari.”

Irmo, “signore delle visioni e dei sogni. I suoi giardini stanno in Lórien, nella terra dei Valar, e sono i più belli di tutti i luoghi del mondo.”

Tulkas “il Valoroso. Trae piacere dalla lotta e dalle prove di forza. Ha i capelli e la barba dorati, il suo incarnato è roseo; le sue armi sono le mani. Sempre ride, anche in guerra, e anche in faccia a Melkor.”

Di Melkor avremo abbondantemente modo di parlare in seguito, già lo abbiamo conosciuto nel capitolo 2.

Tra le divinità minori, i Maiar, parleremo di Melian, che sposò un re degli Elfi. Sauron stesso era tra queste divinità. Anche tra questi una parte importante è data alle acque. Melkor odiava il Mare perché non riusciva a sottometterlo. Osse, che “nella tempesta gioisce e ride tra il fragore delle onde”, seguì per un po’ Melkor, ma poi si pentì, tuttavia a lui si deve il mare in tempesta, perché “il piacere della violenza mai l’ha abbandonato del tutto, e a volte imperversa nella sua ostinazione, senza che glielo comandi Ulmo suo signore.” “Uinen, la Signora dei Mari, i cui capelli sono sparsi per tutte le acque sotto il cielo.”

martedì 25 agosto 2015

2) La Creazione dell’Universo e l’Origine del Male


Eru, che gli Elfi chiamano Iluvatar, creò dapprima le Potenze divine, i Valar e i Maiar, detti Ainur, che conosceremo in dettaglio in seguito. Per mezzo di un tema musicale Iluvatar creò dal Vuoto il tutto, la realtà e l’Universo, attraverso gli Ainur, che producevano in coro quella musica. Da subito uno tra i Valar, Melkor (in seguito rinominato Morgoth da Feanor), desiderò imporsi con idee sue proprie, ribellandosi a Iluvatar e generando temi musicali talmente dissonanti da disturbare il canto degli altri. Eru la prima volta sorrise e rimise ordine col secondo tema. Ancora Melkor disturbò. Eru ne fu irritato. Creò una musica ancora più possente e di nuovo Melkor mostrò ancora maggiore arroganza, creando una vera e propria guerra musicale, senza alcun rispetto. Questa volta Eru si arrabbiò e apparve spaventosissimo. Eru disse a Melkor e a tutti che nessuno, in particolare Melkor, poteva creare dissonanza a suo dispetto, ma tutti si dovevano attenere ai suoi disegni. E qui si dice: “Melkor fu pieno di vergogna, donde derivò ira segreta”. Questo è l’inizio di tutto.

Ma da dove deriva l’istinto ribelle di Melkor? Nei passi precedenti si dice che Melkor era andato per conto suo a cercare la Fiamma Imperitura, nel Vuoto e si dispiaceva che a Iluvatar pareva importasse poco del Vuoto. Voleva creare cose sue. E standosene da solo aveva concepito pensieri diversi da quelli dei suoi fratelli. E questi pensieri sono quelli che cerca di intessere nel tema musicale discordante.

A questo punto, i Valar scendono sulla Terra, Arda, e la creano meravigliosa. Ma Melkor vuole partecipare alla creazione e, a causa del suo carattere, non crea cose belle e armoniose, ma “grandi fuochi”. Poi esprime desiderio di prendersi Arda tutta per sé come regno suo personale. Manwe, il maggiore dei Valar, intuisce le intenzioni di Melkor e gli nega il permesso di prendersi Arda come suo regno personale. Perciò Melkor se ne va per conto suo in altre regioni di Ea, l’Universo.
I Valar scendono con forma umana su Arda e continuano a crearne l’aspetto armonioso. Allora Melkor si avvede di quanto sta accadendo e scende anche lui sulla Terra, ma siccome già nei suoi pensieri vi sono “umore e livore che gli bruciava dentro”, si impersonifica in una forma “negra e terribile”. “Ed egli calò su Arda, maggiore, per potenza e maestà, di ogni altro Valar, quale una montagna che avanzi nel mare ergendo il capo sopra le nubi e sia rivestita di ghiaccio e coronata di fumo e fuoco; e la luce degli occhi di Melkor era come una fiamma che si consumi di calore e trafigga con freddo mortale.”
Ha così inizio la prima battaglia dei Valar contro Melkor. In uno scenario titanico i Valar costruiscono terre, valli e montagne, che Melkor distrugge e rovina. Ma i Valar proseguono nella loro opera, per prepararla all’avvento dei Figli di Iluvatar. Sono le ere geologiche delle trasformazioni del pianeta… e “lentamente la Terra ciononostante venne plasmata e resa ferma. E cosi la dimora dei Figli di Ilùvatar fu finalmente eretta nelle Profondità del Tempo e fra le stelle innumerevoli”



Dal testo originale

La creazione attraverso la musica:

“Allora la voce degli Ainur, quasi con arpe e liuti, e flauti e trombe, e viole e organi, quasi con innumerevoli cori che cantassero con parole, prese a plasmare il tema di Ilùvatar in una grande musica; e si levò un suono di melodie infinitamente avvicendantisi, conteste in armonia, che trascendevano l’udibile in profondità e altezza, e i luoghi della dimora di Ilùvatar ne erano riempiti a traboccarne, e la musica e l’eco della musica si spandevano nel Vuoto, ed esso non era vacuo.”

La battaglia tra i temi musicali, l’armonia di Iluvatar contro l’arroganza di Melkor:

“Allora la dissonanza di Melkor si diffuse vieppiù, e le melodie che prima s’erano udite naufragarono in un mare di suoni turbolenti. Ma Ilùvatar continuò a sedere in ascolto, finché parve che attorno al suo trono infuriasse una tempesta come di nere acque che si muovessero guerra a vicenda, in un’ira senza fine e implacabile.”
“Poi Ilùvatar si alzò, e gli Ainur si avvidero che sorrideva; e Ilùvatar levò la mano sinistra, e un nuovo tema si iniziò frammezzo alla tempesta, simile e tuttavia dissimile dal precedente, e acquistò potenza, e assunse nuova bellezza. Ma la dissonanza di Melkor aumentò in fragore, con esso contendendo, e ancora una volta s’ebbe una guerra di suoni più violenta della prima, finché molti degli Ainur ne restarono costernati e più non cantarono, e Melkor ebbe il sopravvento. Allora Ilùvatar tornò a levarsi, e gli Ainur s’avvidero che la sua espressione era severa; e Ilùvatar alzò la mano destra, ed ecco, un nuovo tema si levò di tra lo scompiglio, ed era dissimile dagli altri. Poiché sembrò dapprima morbido e dolce, una semplice increspatura di suoni lievi in delicate melodie; ma era impossibile soverchiarlo, e assunse potenza e profondità. E sembrò alla fine che vi fossero due musiche che procedevano contemporaneamente di fronte al seggio di Ilùvatar, ed erano affatto diverse. L’una era profonda e ampia e bella, epperò lenta e impregnata di un’incommensurabile tristezza, onde soprattutto ricavava bellezza. L’altra aveva ora acquisito una coerenza sua propria; ma era fragorosa, e vana, e ripetuta all’infinito; e aveva scarsa armonia, ma piuttosto un clamoroso unisono come di molte trombe che emettessero poche note. Ed essa tentava di sovrastare l’altra musica con la violenza della propria voce, ma si aveva l’impressione che le sue note anche le più trionfanti fossero sussunte da quella e integrate nella sua propria, solenne struttura.
Nel bel mezzo di questa contesa, mentre le aule di Ilùvatar oscillavano e un tremore si diffondeva nei silenzi ancora immoti, Ilùvatar si alzò una terza volta, e il suo volto era terribile a vedersi. Ed egli levò entrambe le mani e con un unico accordo, più profondo dell’Abisso, più alto del Firmamento, penetrante come la luce dell’occhio di Ilùvatar, la Musica cessò.”

L’eco della musica degli Ainur è nell’acqua:

“Gli altri Ainur però guardavano questa dimora collocata nei vasti spazi del Mondo, che gli Elfi chiamano Arda, cioè Terra; e i loro cuori si illuminarono ed esultarono, e i loro occhi che scorgevano molti colori erano pieni di gioia; ma grande fu l’inquietudine prodotta in loro dal fragore del mare. E osservarono i venti e l’aria, e le cose di cui Arda era fatta, ferro e pietra, argento e oro e molte altre sostanze; ma di tutte, l’acqua fu quella che massimamente apprezzarono. E si dice, dagli Eldar, che nell’acqua tuttora viva l’eco della Musica degli Ainur più che in ogni altra sostanza reperibile su questa Terra; e molti dei Figli di Ilùvatar continuano a prestare orecchio insaziato alle voci del Mare, pur senza capire che cosa odano.”

 


1) Il Libro in 500 parole


L’unico Dio, Iluvatar, crea l’Universo attraverso esseri divini, i Valar. Tra questi Morgoth si ribella e desidera la Terra – Arda – per sé. I Valar creano un eden su Arda, illuminato da due Alberi sacri, Telperion e Laurelin (da cui nasceranno la Luna ed il Sole). I primogeniti del Dio sono gli Elfi, che nascono svegliandosi presso un lago, sotto la luce delle stelle. Il più dotato tra gli Elfi, Feanor, crea tre gioielli meravigliosi – i Silmaril – dalla luce degli Alberi sacri. Morgoth, nella sua infinita malvagità, distrugge gli Alberi e diffonde la voce tra gli Elfi secondo cui i Valar li terrebbero prigionieri nel loro reame beato, Valinor, e mirerebbero ai Silmaril. I Valar chiedono davvero a Feanor i Silmaril per ricreare gli Alberi, ma Feanor, accecato dall’amore per i suoi gioielli, esorta gli Elfi a lasciare Valinor per tornare nella Terra di Mezzo. Morgoth si impossessa dei Silmaril. Alcune stirpi di Elfi seguono Feanor, in parte riluttanti, verso la Terra di Mezzo, alla conquista della libertà e all’inseguimento dei Silmaril, ma Feanor compie grandi malefatte per i suoi propositi. Lui ed i suoi figli saranno legati per sempre ad una maledizione: recuperare i Silmaril o essere dannati.
Nella Terra di Mezzo Morgoth dà inizio ad una serie di guerre che coprirà migliaia di anni, suddivise nelle 5 battaglie del Beleriand e terminanti con la Guerra d’Ira. Suo seguace è Sauron, che darà seguito alle guerre fino a giungere alle storie a noi note.
I secondogeniti di Dio sono gli Uomini. A differenza degli Elfi, immortali e incatenati per sempre a questa vita, godono di un dono: la morte, misteriosa opportunità di lasciare il destino di Arda per andare altrove.
Nella Terra di Mezzo le stirpi di Elfi e Uomini daranno vita a vicende epiche uniche. Tra personaggi grandiosi, nobili o oscuri, parleremo di Fingolfin, Fingon e Finrod, valorosi Re di Elfi, che combatterono coraggiosamente contro Morgoth e Sauron. Conosceremo Thingol e Turgon, re Elfici celati nei loro Regni incantati. Seguiremo la tragica e meravigliosa storia di Turin, figlio di Uomini. Ci appassionerà la coraggiosa storia d’amore tra Beren, un Uomo, e Luthien, l’Elfa figlia di una dea, che riusciranno a riconquistare un Silmaril.
Tutti i personaggi saranno legati alla maledizione dei Silmaril, fino a quando un figlio delle due stirpi di Elfi e Uomini, Earendil, farà vela nuovamente alla ricerca del Reame Beato, dove implorerà gli dei di aiutare le due stirpi contro Morgoth. Si scatenerà la Guerra d’Ira, in cui i Valar sconfiggeranno finalmente l’Avversario.
A questo punto vedremo come i più nobili discendenti degli Uomini, i Numenoreani (da cui discende Aragorn!), creeranno dapprima una terra benedetta e poi, trascinati dalla corruzione e dalla sete di potere ed immortalità, finiranno col rovesciare l’ira dei Valar su Numenor, causandone l’inabissamento (… Atlantide!).
Infine vedremo sorgere il potere di Sauron, con la creazione degli Anelli e l’avvento della Guerra dell’Anello, che ci riporteranno a “Il Signore degli Anelli”.


Rinthcog: Fingon rescues Maedhros 

Perchè un blog sul Silmarillion?


Il Silmarillion di Tolkien è uno dei libri più belli che siano mai stati scritti. Purtroppo è poco conosciuto perché innanzitutto, a differenza de “Il Signore degli Anelli”, non ne è stato fatto un film. La seconda ragione che possiamo individuare è la complessità del libro: è simile ad una Bibbia, denso di centinaia di eventi e personaggi e copre migliaia di anni, dalla Creazione dell’Universo ai giorni della Guerra dell’Anello, ricongiungendosi con “Il Signore degli Anelli”. Molti appassionati del genere iniziano a leggerlo, ma presto lo abbandonano per la sua complessità e per il tono biblico o perché i personaggi sono talmente numerosi da essere difficilmente identificabili, a una prima lettura. Chi lo apprezza chiede invece a gran voce la realizzazione di un film. Molti dei fan di questo libro vi direbbero che è mille volte più bello ed epico del Signore degli Anelli, già opera meravigliosa!
Ho creato questo blog perché penso che una guida semplificata alla bellezza del libro potrebbe aiutare ad amare un’opera tanto meravigliosa, che merita infinitamente di essere conosciuta.
In queste pagine vi sarà data una versione intenzionalmente semplificata delle stupefacenti storie narrate in questo libro, unendo le immagini raccolte in rete, prodotte da numerosi artisti. Le citazioni dei testi originali saranno tratte da passi talmente belli, poetici, immaginifici e profondi, che potranno trasportarci in quel mondo di incanto che solo Tolkien poteva creare. 

Troveremo guide in cui saranno raccolte le storie epiche dei singoli straordinari personaggi e suggeriremo una possibile divisione del libro in circa otto film, unendo di tanto in tanto notizie e altre curiosità su questa opera ineguagliabile. 

Ted Nasmith: Felagund among Beor's men