lunedì 19 ottobre 2015

18) L’infuocato discorso di Fëanor contro i Valar e il folle giuramento: lui e i suoi discendenti perseguiranno sino alla fine del mondo chiunque osi impossessarsi dei Silmaril




Ancora una volta i Silmaril vengono imprigionati nel ferro, che ora è la corona di Morgoth. Rilucono circondati dal buio e dal nero che circondano l’oscuro signore. Vediamo che il gioiello diviene lentamente per Morgoth un “angoscioso fardello”, come diverrà l’Anello per tutti coloro che lo porteranno:

“in Angband, Morgoth forgiò per se stesso una grande corona di ferro, e si autonominò Re del Mondo. A prova del che, incastonò i Silmaril nella propria corona. Le sue mani erano nere di ustioni per via del contatto con quei sacrosanti gioielli, e nere sempre rimasero; né mai più Morgoth si liberò del dolore delle scottature e dell’irritazione che gliene veniva. La corona, mai se la tolse di capo, benché il suo peso divenisse angoscioso fardello.”
“a lungo sopravvisse la sua maestà siccome uno dei Valar, sebbene volta in terrore, e di fronte alla sua faccia tutti che non fossero i potentissimi precipitavano in un buio abisso di paura.”

Fëanor, infrangendo il divieto di tornare nella sua città, convoca tutti i Noldor e li esorta fieramente ad abbandonare il reame benedetto per fare ritorno alla Terra di Mezzo, tuttavia le sue parole sono piene di superbia e offese nei confronti delle Potenze. Pronuncia quindi il giuramento che legherà la sorte di tutti ai Silmaril, fino al compimento di questa storia:

“quella notte pronunciò di fronte ai Noldor un discorso che essi mai dimenticarono. Fiere e impetuose erano le sue parole, ridondanti di collera e orgoglio; e, all’udirle, i Noldor furono colti da pazzia. L’ira e l’odio di Fëanor andavano soprattutto a Morgoth, eppure quasi tutto ciò che diceva era frutto delle menzogne di Morgoth stesso”

“«perché mai dovremmo ancora servire i gelosi Valar, incapaci di difendere, non solo noi, ma persino il loro stesso regno dal loro Avversario? La vendetta mi chiama lontano da qui, ma anche se fosse altrimenti non dimorerei più nella stessa terra con la schiatta dell’uccisore di mio padre e del ladro del mio tesoro. […] Qui un tempo era luce, che i Valar lesinavano alla Terra-di-mezzo, mentre ora l’oscurità tutto livella. Dobbiamo starcene qui con le mani in mano, a cacciar lai per sempre, popolo delle tenebre, abitatori di brume, versando vane lacrime nel mare ingrato? O non conviene piuttosto tornare nella nostra patria? In Cuiviénen dolci scorrevano le acque sotto stelle non velate, e ampia la terra si stendeva attorno, su cui un libero popolo poteva aggirarsi. Là stanno ancora e attendono noi che, nella nostra follia, le abbiamo abbandonate. Andiamocene di qui! Lasciate che i codardi restino in questa città!»

“Quindi Fëanor pronunciò un terribile giuramento. I suoi sette figli balzarono pronti al suo fianco, e insieme fecero identica promessa, e rosse come sangue balenarono le loro spade sguainate al lume delle torce. […] giurando di perseguire con vendette e odio, sino ai termini del Mondo, Vala, Demone, Elfo e Uomo ancora non nato, e ogni creatura, grande o piccola, buona o cattiva, che il tempo avrebbe gettato nella successione dei giorni, la quale osasse prendere, tenere o conservare un Silmaril di loro proprietà.”
 

Nessun commento:

Posta un commento