Scoppia
presto un dissidio tra i Noldor. I fratellastri di Fëanor, Fingolfin e
Finarfin, non concordano sulla partenza, ma seguono il fratello. I
Noldor tuttavia si dividono tra chi vuole Fëanor come capo e chi
preferisce che il titolo di re vada a Fingolfin.
Sebbene i Valar si siano ripromessi di non intralciare il libero arbitrio degli Elfi, all’ultimo un messaggero di Manwë cerca di dissuadere i Noldor:
“«Di contro alla follia di Fëanor, valga questo mio unico consiglio. Non partite! L’ora infatti è sfavorevole, e la vostra strada conduce a pene da voi non prevedute. Nessun aiuto vi verrà dai Valar in questa cerca; ma essi neppure vi ostacoleranno; questo infatti dovete sapere: come siete giunti qui liberamente, liberamente ne ripartirete. Ma tu, Fëanor figlio di Finwë, per il tuo giuramento sei esiliato. Nell’amarezza disimparerai le menzogne di Melkor. »”
Nella sua risposta Fëanor si erge in tutta la sua grandezza, si pone sullo stesso piano degli dei, o addirittura oltre e mostra la potenza e l’ardore che lo inducono a rifiutare, conducendo il suo popolo ad un esilio amaro e coraggioso:
“rivolto all’araldo, gridò: «Di’ questo, a Manwë Sùlimo, Re Supremo di Arda: se Fëanor non può abbattere Morgoth, per lo meno non esita nell’assalirlo, e non se ne sta in preda a oziose recriminazioni. E può essere che tu abbia messo in me fuoco maggiore di quanto tu creda. Tanto danno farò quanto meno all’Avversario dei Valar che persino i possenti che stanno nell’Anello della Sorte resteranno a bocca aperta all’udirlo. Proprio così, e alla fine così mi seguiranno. Addio!».
In quel momento la voce di Fëanor risuonò così vasta e potente, che persino l’araldo dei Valar si inchinò di fronte a lui.”
A questo punto Fëanor realizza che senza l’aiuto di navi non può trasportare tutta la sua gente al di là del mare che li separa dalla Terra di Mezzo. Pensa quindi di convincere i Teleri a unirsi a loro, o perlomeno a prestare loro le navi a forma di cigno. I Teleri tuttavia, miti e assennati, non ne vogliono sapere:
“Erano addolorati invero per la dipartita dei loro consanguinei e vecchi amici, ma piuttosto li dissuadevano che dar loro aiuto; e non erano disposti a prestare navi né ad aiutare a costruirne contro la volontà dei Valar; quanto a loro, non desideravano altra patria che le spiagge di Eldamar”
Il rifiuto scatena l’ira di Fëanor. Ricordiamo come inizialmente i Noldor prestassero con amore la loro opera ai Teleri (cfr. post 10), in modo fraterno e disinteressato. Ora Fëanor giunge a rinfacciare il tutto ai Teleri, con parole cattive e sprezzanti:
“«In capanne sulle spiagge ancora dimorereste, non avessero i Noldor costruito il vostro porto e faticato sulle vostre mura.»”
Dopo una lunga discussione, in cui Olwë, principe dei Teleri, cerca di far ragionare Fëanor, dicendogli che è proprio per la sua amicizia che cerca di dissuaderlo, questi conclude negando le navi: “«le navi sono per noi come le gemme dei Noldor: l’opera dei nostri cuori, di cui mai riusciremo a far l’uguale».”
A quel punto Fëanor apparentemente rinuncia, ma poi procede con il suo piano, passando sopra a tutto e tutti, andando al Porto dei Cigni e cercando di impadronirsi con la forza delle navi. Il tradimento di Fëanor sfocia in un bagno di sangue, ancora più grave di quanto si pensi, nel momento in cui il fratello Fingolfin, con il figlio Fingon, giungendo a dar man forte dalla retroguardia fraintende la scena e crede che siano stati i Teleri ad attaccare i Noldor. La volontà di Morgoth di provocare odio e dissidio dove regnavano pace e armonia, tra i popoli più illuminati della Terra, è soddisfatta:
“Fëanor andò al Porto dei Cigni e prese a far salire i suoi a bordo delle navi ancorate, con l’intento di impadronirsene con la forza. Ma i Teleri gli si opposero, e gettarono a mare molti dei Noldor. Poi spade furono sguainate, e cruenta lotta si ingaggiò sulle tolde e tra i moli e le banchine illuminate dalle lampade del Porto, e persino sul grande arco d’accesso. Tre volte le genti di Fëanor furono respinte, e molti furono uccisi dall’una e dall’altra parte; ma l’avanguardia dei Noldor fu soccorsa da Fingon con i primissimi della schiera di Fingolfin i quali, giungendo sul posto, trovarono che era in corso una battaglia e videro i loro consanguinei cadere, e vi si gettarono prima di essersi resi conto della causa della contesa; alcuni ritennero addirittura che i Teleri avessero tentato di bloccare la marcia dei Noldor su richiesta dei Valar.
E così, alla fine, i Teleri vennero sopraffatti, e gran parte dei loro marinai che avevano dimora in Alqualondë furono crudelmente uccisi. Ché i Noldor erano mossi dalla ferocia della disperazione, e i Teleri avevano forze minori, oltre a essere per lo più armati di fragili archi. Poi i Noldor si impadronirono delle loro candide navi e presero a manovrare i remi meglio che potevano, andando verso nord lungo la costa. E Olwë invocò Ossë, ma questi non apparve, poiché non era consentito dai Valar che la fuga dei Noldor fosse impedita con la forza. Uinen però pianse per i marinai dei Teleri; e il mare si levò incollerito contro gli assassini, sì che molte delle navi furono infrante e quelli a bordo di esse annegarono.”
Sebbene i Valar si siano ripromessi di non intralciare il libero arbitrio degli Elfi, all’ultimo un messaggero di Manwë cerca di dissuadere i Noldor:
“«Di contro alla follia di Fëanor, valga questo mio unico consiglio. Non partite! L’ora infatti è sfavorevole, e la vostra strada conduce a pene da voi non prevedute. Nessun aiuto vi verrà dai Valar in questa cerca; ma essi neppure vi ostacoleranno; questo infatti dovete sapere: come siete giunti qui liberamente, liberamente ne ripartirete. Ma tu, Fëanor figlio di Finwë, per il tuo giuramento sei esiliato. Nell’amarezza disimparerai le menzogne di Melkor. »”
Nella sua risposta Fëanor si erge in tutta la sua grandezza, si pone sullo stesso piano degli dei, o addirittura oltre e mostra la potenza e l’ardore che lo inducono a rifiutare, conducendo il suo popolo ad un esilio amaro e coraggioso:
“rivolto all’araldo, gridò: «Di’ questo, a Manwë Sùlimo, Re Supremo di Arda: se Fëanor non può abbattere Morgoth, per lo meno non esita nell’assalirlo, e non se ne sta in preda a oziose recriminazioni. E può essere che tu abbia messo in me fuoco maggiore di quanto tu creda. Tanto danno farò quanto meno all’Avversario dei Valar che persino i possenti che stanno nell’Anello della Sorte resteranno a bocca aperta all’udirlo. Proprio così, e alla fine così mi seguiranno. Addio!».
In quel momento la voce di Fëanor risuonò così vasta e potente, che persino l’araldo dei Valar si inchinò di fronte a lui.”
A questo punto Fëanor realizza che senza l’aiuto di navi non può trasportare tutta la sua gente al di là del mare che li separa dalla Terra di Mezzo. Pensa quindi di convincere i Teleri a unirsi a loro, o perlomeno a prestare loro le navi a forma di cigno. I Teleri tuttavia, miti e assennati, non ne vogliono sapere:
“Erano addolorati invero per la dipartita dei loro consanguinei e vecchi amici, ma piuttosto li dissuadevano che dar loro aiuto; e non erano disposti a prestare navi né ad aiutare a costruirne contro la volontà dei Valar; quanto a loro, non desideravano altra patria che le spiagge di Eldamar”
Il rifiuto scatena l’ira di Fëanor. Ricordiamo come inizialmente i Noldor prestassero con amore la loro opera ai Teleri (cfr. post 10), in modo fraterno e disinteressato. Ora Fëanor giunge a rinfacciare il tutto ai Teleri, con parole cattive e sprezzanti:
“«In capanne sulle spiagge ancora dimorereste, non avessero i Noldor costruito il vostro porto e faticato sulle vostre mura.»”
Dopo una lunga discussione, in cui Olwë, principe dei Teleri, cerca di far ragionare Fëanor, dicendogli che è proprio per la sua amicizia che cerca di dissuaderlo, questi conclude negando le navi: “«le navi sono per noi come le gemme dei Noldor: l’opera dei nostri cuori, di cui mai riusciremo a far l’uguale».”
A quel punto Fëanor apparentemente rinuncia, ma poi procede con il suo piano, passando sopra a tutto e tutti, andando al Porto dei Cigni e cercando di impadronirsi con la forza delle navi. Il tradimento di Fëanor sfocia in un bagno di sangue, ancora più grave di quanto si pensi, nel momento in cui il fratello Fingolfin, con il figlio Fingon, giungendo a dar man forte dalla retroguardia fraintende la scena e crede che siano stati i Teleri ad attaccare i Noldor. La volontà di Morgoth di provocare odio e dissidio dove regnavano pace e armonia, tra i popoli più illuminati della Terra, è soddisfatta:
“Fëanor andò al Porto dei Cigni e prese a far salire i suoi a bordo delle navi ancorate, con l’intento di impadronirsene con la forza. Ma i Teleri gli si opposero, e gettarono a mare molti dei Noldor. Poi spade furono sguainate, e cruenta lotta si ingaggiò sulle tolde e tra i moli e le banchine illuminate dalle lampade del Porto, e persino sul grande arco d’accesso. Tre volte le genti di Fëanor furono respinte, e molti furono uccisi dall’una e dall’altra parte; ma l’avanguardia dei Noldor fu soccorsa da Fingon con i primissimi della schiera di Fingolfin i quali, giungendo sul posto, trovarono che era in corso una battaglia e videro i loro consanguinei cadere, e vi si gettarono prima di essersi resi conto della causa della contesa; alcuni ritennero addirittura che i Teleri avessero tentato di bloccare la marcia dei Noldor su richiesta dei Valar.
E così, alla fine, i Teleri vennero sopraffatti, e gran parte dei loro marinai che avevano dimora in Alqualondë furono crudelmente uccisi. Ché i Noldor erano mossi dalla ferocia della disperazione, e i Teleri avevano forze minori, oltre a essere per lo più armati di fragili archi. Poi i Noldor si impadronirono delle loro candide navi e presero a manovrare i remi meglio che potevano, andando verso nord lungo la costa. E Olwë invocò Ossë, ma questi non apparve, poiché non era consentito dai Valar che la fuga dei Noldor fosse impedita con la forza. Uinen però pianse per i marinai dei Teleri; e il mare si levò incollerito contro gli assassini, sì che molte delle navi furono infrante e quelli a bordo di esse annegarono.”
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