giovedì 22 ottobre 2015

24) Elu Thingol e Melian: l’incontro incantato


 
 
Conosceremo ora un altro personaggio protagonista di queste storie: Thingol. Il suo incontro con la dea Melian è una delle scene più belle, intrisa di arcano incanto. Dalla loro unione nascerà l’essere più bello che abbia mai vissuto in Arda: Luthien, l’Elfa che sposerà un Uomo e riconquisterà un Silmaril. La vicenda di Thingol è indissolubilmente legata a questi Gioielli e vedremo come la sua fine potrà in questo senso essere giudicata.

Torniamo all’epoca in cui le tre stirpi di Elfi seguirono i tre ambasciatori che erano stati in Valinor e che là li avrebbero condotti (v. post nro. 9). Thingol era uno di questi tre ambasciatori: all’epoca il suo nome era Elwë, ed era alla guida della stirpe dei Teleri. Durante la migrazione, un giorno si inoltrò nel bosco di Nan Elmoth e incontrò Melian, la Maia. Melian era un essere divino dalla bellezza indescrivibile, di lei si dice:
“Si narra che i Valar abbandonavano le proprie opere, e gli uccelli di Valinor i loro spassi, che le campane di Valmar tacevano e le fonti cessavano di dar acqua, quando, al mescolarsi delle luci, Melian intonava in Lórien i suoi canti. Usignoli sempre l’accompagnavano, ai quali essa insegnava a cantare; e Melian amava le ombre profonde dei grandi alberi.”

Quando Thingol incontra Melian, in un’atmosfera magica, tra canti di usignoli e luce di stelle, cade come in balia di un incantesimo:
“accadde una volta che passasse solo, al lume delle stelle, per il bosco di Nan Elmoth, e quivi d’un tratto udì il canto di usignoli. Allora un incantesimo scese su di lui, che rimase immobile; e laggiù lontano, oltre le voci dei lómelindi, udì quella di Melian, la quale gli colmò il cuore di meraviglia e desiderio. E dimenticò affatto il suo popolo e i propositi della sua mente e, seguendo gli uccelli nell’ombra degli alberi, penetrò nelle profondità di Nan Elmoth e si sperdette. Alla fine, però, giunse a una radura aperta alle stelle, e qui stava Melian; e dal buio egli la contemplò, e la luce di Aman era sul volto della donna.”

Quel che accade ci rende l’idea di come “Il Silmarillion” tratti di vicende cosmiche, dalle proporzioni immani, con cicli temporali incommensurabili, se confrontati alla normale vita degli uomini:
“Questa nulla disse; ma, pieno com’era di amore, Elwë venne a lei e le prese la mano e improvvisa una malia fu su di lui, e così rimasero mentre lunghi anni venivano scanditi dalle stelle rotanti sul loro capo; e gli alberi di Nan Elmoth crebbero alti e scuri prima che pronunciassero una sola parola.”

Immaginiamo questa scena straordinaria, in cui avviene questo incontro tra due esseri incantati l’uno dall’altra: è la prima scena in cui si narra di un “innamoramento”. L’incontro tra Luthien e Beren ci ricorderà questi passi. La particolarità di questa scena è quel rimanere immobili in silenzio per un tempo immemorabile “mentre lunghi anni venivano scanditi dalle stelle rotanti sul loro capo”. L’amore scaturito dalla visione reciproca crea un incantesimo così forte, che questi due esseri possono restare a contemplarsi in silenzio addirittura per anni. Questo è ciò che accade quando una vicenda d’amore riguarda un essere divino: Thingol, pure un Elfo di grande potere, può vivere in modo fantastico-irreale per anni, senza cibo, senza riposo, impietrito nell’amore per la donna divina. La visione delle stelle che ruotano sul loro capo, degli alberi che crescono loro attorno alti e scuri, ci riempie gli occhi di una sensazione arcana e magica, antica e misteriosa. Anche noi siamo preda dell’incanto, come se assistessimo a un evento sacrale.

La stirpe dei Teleri non ritrovò più Elwë e proseguì il viaggio con Olwë, il fratello. Solo i suoi più cari amici e parenti restarono nella Terra di Mezzo, sperando di ritrovarlo.
Dopo molti anni Elwë effettivamente ricomparì, svegliandosi come da un sogno, e il suo aspetto era cambiato, reso a sua volta al pari di un essere divino:
“Ma quando Elwë si svegliò dal suo lungo stato di torpore, uscì da Nan Elmoth con Melian e andarono a dimorare nei boschi nel cuore della regione. Benché grande fosse il suo desiderio di rivedere lo splendore degli Alberi, nel volto di Melian egli contemplava la luce di Aman come in uno specchio limpido, e di essa si dilettava. Il suo popolo gli si raccolse attorno gioioso e assai stupito: per quanto bello e nobile fosse infatti stato, ora sembrava essere un signore dei Maiar, i capelli color argento, di statura superiore a quella di tutti i Figli di Ilùvatar; e un alto destino lo attendeva.”
 

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