lunedì 31 agosto 2015

13) Il ritorno di Melkor, che inganna tutti (o quasi) fingendosi redento


Sono passate le tre ere della cattività di Melkor, e questo viene ricondotto a giudizio di fronte a Manwë in Aman. Vede e invidia, odia e brama, ma dissimula e implora perdono dicendo che aiuterà i Valar: “fu ricondotto di fronte ai troni dei Valar. Ne vide la gloria e la beatitudine, e il suo cuore si riempì di invidia; guardò i Figli di Ilùvatar che sedevano ai piedi dei Possenti, e si colmò di odio; sogguardò la ricchezza delle gemme lucenti, e le bramò; ma tenne celati i propri pensieri, rimandando il momento della vendetta.” La sua falsità è abominevole: “si prostrò ai piedi di Manwë e implorò perdono, promettendo che, se avesse potuto divenire anche solo l’ultimo dei liberi di Valinor, avrebbe aiutato i Valar in tutte le loro opere, specie nella cura delle molte ferite da lui inferte al mondo.”
Per molto tempo Melkor si rende utile e Manw
ë non riconosce il male celato in lui perché non l’hai mai sperimentato in sé stesso: “e parve a Manwë che Melkor fosse redento dal male. Ciò, perchè Manwë ne era immune e non riusciva a comprenderlo, e sapeva che agli inizi, nella mente di Ilùvatar, Melkor era stato tale e quale lui, che ora non penetrava con lo sguardo gli abissi del cuore di Melkor, né s’avvedeva che l’amore se n’era andato da questi per sempre. Ma Ulmo non si lasciava ingannare, e Tulkas stringeva i pugni ogniqualvolta si imbatteva in Melkor, il suo nemico; ché, se Tulkas è lento alla collera, lo è anche al perdono.”

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