Eru,
che gli Elfi chiamano Iluvatar, creò dapprima le Potenze divine, i
Valar e i Maiar, detti Ainur, che conosceremo in dettaglio in seguito.
Per mezzo di un tema musicale Iluvatar creò dal Vuoto il tutto, la
realtà e l’Universo, attraverso gli Ainur, che producevano in coro
quella musica. Da subito uno tra i Valar, Melkor (in seguito rinominato
Morgoth da Feanor), desiderò imporsi con idee sue proprie, ribellandosi
a Iluvatar e generando temi musicali talmente dissonanti da disturbare
il canto degli altri. Eru la prima volta sorrise e rimise ordine col
secondo tema. Ancora Melkor disturbò. Eru ne fu irritato. Creò una
musica ancora più possente e di nuovo Melkor mostrò ancora maggiore
arroganza, creando una vera e propria guerra musicale, senza alcun
rispetto. Questa volta Eru si arrabbiò e apparve spaventosissimo. Eru
disse a Melkor e a tutti che nessuno, in particolare Melkor, poteva
creare dissonanza a suo dispetto, ma tutti si dovevano attenere ai suoi
disegni. E qui si dice: “Melkor fu pieno di vergogna, donde derivò ira
segreta”. Questo è l’inizio di tutto.
Ma da dove deriva l’istinto ribelle di Melkor? Nei passi precedenti si dice che Melkor era andato per conto suo a cercare la Fiamma Imperitura, nel Vuoto e si dispiaceva che a Iluvatar pareva importasse poco del Vuoto. Voleva creare cose sue. E standosene da solo aveva concepito pensieri diversi da quelli dei suoi fratelli. E questi pensieri sono quelli che cerca di intessere nel tema musicale discordante.
A questo punto, i Valar scendono sulla Terra, Arda, e la creano meravigliosa. Ma Melkor vuole partecipare alla creazione e, a causa del suo carattere, non crea cose belle e armoniose, ma “grandi fuochi”. Poi esprime desiderio di prendersi Arda tutta per sé come regno suo personale. Manwe, il maggiore dei Valar, intuisce le intenzioni di Melkor e gli nega il permesso di prendersi Arda come suo regno personale. Perciò Melkor se ne va per conto suo in altre regioni di Ea, l’Universo.
I Valar scendono con forma umana su Arda e continuano a crearne l’aspetto armonioso. Allora Melkor si avvede di quanto sta accadendo e scende anche lui sulla Terra, ma siccome già nei suoi pensieri vi sono “umore e livore che gli bruciava dentro”, si impersonifica in una forma “negra e terribile”. “Ed egli calò su Arda, maggiore, per potenza e maestà, di ogni altro Valar, quale una montagna che avanzi nel mare ergendo il capo sopra le nubi e sia rivestita di ghiaccio e coronata di fumo e fuoco; e la luce degli occhi di Melkor era come una fiamma che si consumi di calore e trafigga con freddo mortale.”
Ha così inizio la prima battaglia dei Valar contro Melkor. In uno scenario titanico i Valar costruiscono terre, valli e montagne, che Melkor distrugge e rovina. Ma i Valar proseguono nella loro opera, per prepararla all’avvento dei Figli di Iluvatar. Sono le ere geologiche delle trasformazioni del pianeta… e “lentamente la Terra ciononostante venne plasmata e resa ferma. E cosi la dimora dei Figli di Ilùvatar fu finalmente eretta nelle Profondità del Tempo e fra le stelle innumerevoli”
Dal testo originale
La creazione attraverso la musica:
“Allora la voce degli Ainur, quasi con arpe e liuti, e flauti e trombe, e viole e organi, quasi con innumerevoli cori che cantassero con parole, prese a plasmare il tema di Ilùvatar in una grande musica; e si levò un suono di melodie infinitamente avvicendantisi, conteste in armonia, che trascendevano l’udibile in profondità e altezza, e i luoghi della dimora di Ilùvatar ne erano riempiti a traboccarne, e la musica e l’eco della musica si spandevano nel Vuoto, ed esso non era vacuo.”
La battaglia tra i temi musicali, l’armonia di Iluvatar contro l’arroganza di Melkor:
“Allora la dissonanza di Melkor si diffuse vieppiù, e le melodie che prima s’erano udite naufragarono in un mare di suoni turbolenti. Ma Ilùvatar continuò a sedere in ascolto, finché parve che attorno al suo trono infuriasse una tempesta come di nere acque che si muovessero guerra a vicenda, in un’ira senza fine e implacabile.”
“Poi Ilùvatar si alzò, e gli Ainur si avvidero che sorrideva; e Ilùvatar levò la mano sinistra, e un nuovo tema si iniziò frammezzo alla tempesta, simile e tuttavia dissimile dal precedente, e acquistò potenza, e assunse nuova bellezza. Ma la dissonanza di Melkor aumentò in fragore, con esso contendendo, e ancora una volta s’ebbe una guerra di suoni più violenta della prima, finché molti degli Ainur ne restarono costernati e più non cantarono, e Melkor ebbe il sopravvento. Allora Ilùvatar tornò a levarsi, e gli Ainur s’avvidero che la sua espressione era severa; e Ilùvatar alzò la mano destra, ed ecco, un nuovo tema si levò di tra lo scompiglio, ed era dissimile dagli altri. Poiché sembrò dapprima morbido e dolce, una semplice increspatura di suoni lievi in delicate melodie; ma era impossibile soverchiarlo, e assunse potenza e profondità. E sembrò alla fine che vi fossero due musiche che procedevano contemporaneamente di fronte al seggio di Ilùvatar, ed erano affatto diverse. L’una era profonda e ampia e bella, epperò lenta e impregnata di un’incommensurabile tristezza, onde soprattutto ricavava bellezza. L’altra aveva ora acquisito una coerenza sua propria; ma era fragorosa, e vana, e ripetuta all’infinito; e aveva scarsa armonia, ma piuttosto un clamoroso unisono come di molte trombe che emettessero poche note. Ed essa tentava di sovrastare l’altra musica con la violenza della propria voce, ma si aveva l’impressione che le sue note anche le più trionfanti fossero sussunte da quella e integrate nella sua propria, solenne struttura.
Nel bel mezzo di questa contesa, mentre le aule di Ilùvatar oscillavano e un tremore si diffondeva nei silenzi ancora immoti, Ilùvatar si alzò una terza volta, e il suo volto era terribile a vedersi. Ed egli levò entrambe le mani e con un unico accordo, più profondo dell’Abisso, più alto del Firmamento, penetrante come la luce dell’occhio di Ilùvatar, la Musica cessò.”
L’eco della musica degli Ainur è nell’acqua:
“Gli altri Ainur però guardavano questa dimora collocata nei vasti spazi del Mondo, che gli Elfi chiamano Arda, cioè Terra; e i loro cuori si illuminarono ed esultarono, e i loro occhi che scorgevano molti colori erano pieni di gioia; ma grande fu l’inquietudine prodotta in loro dal fragore del mare. E osservarono i venti e l’aria, e le cose di cui Arda era fatta, ferro e pietra, argento e oro e molte altre sostanze; ma di tutte, l’acqua fu quella che massimamente apprezzarono. E si dice, dagli Eldar, che nell’acqua tuttora viva l’eco della Musica degli Ainur più che in ogni altra sostanza reperibile su questa Terra; e molti dei Figli di Ilùvatar continuano a prestare orecchio insaziato alle voci del Mare, pur senza capire che cosa odano.”
Ma da dove deriva l’istinto ribelle di Melkor? Nei passi precedenti si dice che Melkor era andato per conto suo a cercare la Fiamma Imperitura, nel Vuoto e si dispiaceva che a Iluvatar pareva importasse poco del Vuoto. Voleva creare cose sue. E standosene da solo aveva concepito pensieri diversi da quelli dei suoi fratelli. E questi pensieri sono quelli che cerca di intessere nel tema musicale discordante.
A questo punto, i Valar scendono sulla Terra, Arda, e la creano meravigliosa. Ma Melkor vuole partecipare alla creazione e, a causa del suo carattere, non crea cose belle e armoniose, ma “grandi fuochi”. Poi esprime desiderio di prendersi Arda tutta per sé come regno suo personale. Manwe, il maggiore dei Valar, intuisce le intenzioni di Melkor e gli nega il permesso di prendersi Arda come suo regno personale. Perciò Melkor se ne va per conto suo in altre regioni di Ea, l’Universo.
I Valar scendono con forma umana su Arda e continuano a crearne l’aspetto armonioso. Allora Melkor si avvede di quanto sta accadendo e scende anche lui sulla Terra, ma siccome già nei suoi pensieri vi sono “umore e livore che gli bruciava dentro”, si impersonifica in una forma “negra e terribile”. “Ed egli calò su Arda, maggiore, per potenza e maestà, di ogni altro Valar, quale una montagna che avanzi nel mare ergendo il capo sopra le nubi e sia rivestita di ghiaccio e coronata di fumo e fuoco; e la luce degli occhi di Melkor era come una fiamma che si consumi di calore e trafigga con freddo mortale.”
Ha così inizio la prima battaglia dei Valar contro Melkor. In uno scenario titanico i Valar costruiscono terre, valli e montagne, che Melkor distrugge e rovina. Ma i Valar proseguono nella loro opera, per prepararla all’avvento dei Figli di Iluvatar. Sono le ere geologiche delle trasformazioni del pianeta… e “lentamente la Terra ciononostante venne plasmata e resa ferma. E cosi la dimora dei Figli di Ilùvatar fu finalmente eretta nelle Profondità del Tempo e fra le stelle innumerevoli”
Dal testo originale
La creazione attraverso la musica:
“Allora la voce degli Ainur, quasi con arpe e liuti, e flauti e trombe, e viole e organi, quasi con innumerevoli cori che cantassero con parole, prese a plasmare il tema di Ilùvatar in una grande musica; e si levò un suono di melodie infinitamente avvicendantisi, conteste in armonia, che trascendevano l’udibile in profondità e altezza, e i luoghi della dimora di Ilùvatar ne erano riempiti a traboccarne, e la musica e l’eco della musica si spandevano nel Vuoto, ed esso non era vacuo.”
La battaglia tra i temi musicali, l’armonia di Iluvatar contro l’arroganza di Melkor:
“Allora la dissonanza di Melkor si diffuse vieppiù, e le melodie che prima s’erano udite naufragarono in un mare di suoni turbolenti. Ma Ilùvatar continuò a sedere in ascolto, finché parve che attorno al suo trono infuriasse una tempesta come di nere acque che si muovessero guerra a vicenda, in un’ira senza fine e implacabile.”
“Poi Ilùvatar si alzò, e gli Ainur si avvidero che sorrideva; e Ilùvatar levò la mano sinistra, e un nuovo tema si iniziò frammezzo alla tempesta, simile e tuttavia dissimile dal precedente, e acquistò potenza, e assunse nuova bellezza. Ma la dissonanza di Melkor aumentò in fragore, con esso contendendo, e ancora una volta s’ebbe una guerra di suoni più violenta della prima, finché molti degli Ainur ne restarono costernati e più non cantarono, e Melkor ebbe il sopravvento. Allora Ilùvatar tornò a levarsi, e gli Ainur s’avvidero che la sua espressione era severa; e Ilùvatar alzò la mano destra, ed ecco, un nuovo tema si levò di tra lo scompiglio, ed era dissimile dagli altri. Poiché sembrò dapprima morbido e dolce, una semplice increspatura di suoni lievi in delicate melodie; ma era impossibile soverchiarlo, e assunse potenza e profondità. E sembrò alla fine che vi fossero due musiche che procedevano contemporaneamente di fronte al seggio di Ilùvatar, ed erano affatto diverse. L’una era profonda e ampia e bella, epperò lenta e impregnata di un’incommensurabile tristezza, onde soprattutto ricavava bellezza. L’altra aveva ora acquisito una coerenza sua propria; ma era fragorosa, e vana, e ripetuta all’infinito; e aveva scarsa armonia, ma piuttosto un clamoroso unisono come di molte trombe che emettessero poche note. Ed essa tentava di sovrastare l’altra musica con la violenza della propria voce, ma si aveva l’impressione che le sue note anche le più trionfanti fossero sussunte da quella e integrate nella sua propria, solenne struttura.
Nel bel mezzo di questa contesa, mentre le aule di Ilùvatar oscillavano e un tremore si diffondeva nei silenzi ancora immoti, Ilùvatar si alzò una terza volta, e il suo volto era terribile a vedersi. Ed egli levò entrambe le mani e con un unico accordo, più profondo dell’Abisso, più alto del Firmamento, penetrante come la luce dell’occhio di Ilùvatar, la Musica cessò.”
L’eco della musica degli Ainur è nell’acqua:
“Gli altri Ainur però guardavano questa dimora collocata nei vasti spazi del Mondo, che gli Elfi chiamano Arda, cioè Terra; e i loro cuori si illuminarono ed esultarono, e i loro occhi che scorgevano molti colori erano pieni di gioia; ma grande fu l’inquietudine prodotta in loro dal fragore del mare. E osservarono i venti e l’aria, e le cose di cui Arda era fatta, ferro e pietra, argento e oro e molte altre sostanze; ma di tutte, l’acqua fu quella che massimamente apprezzarono. E si dice, dagli Eldar, che nell’acqua tuttora viva l’eco della Musica degli Ainur più che in ogni altra sostanza reperibile su questa Terra; e molti dei Figli di Ilùvatar continuano a prestare orecchio insaziato alle voci del Mare, pur senza capire che cosa odano.”
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